martedì 13 dicembre 2016

Juve-Roma, manna dal cielo

Juve 39, Roma 35. Un anno fa, dopo 16 giornate, la Juve di punti ne aveva 30, la Roma 29. Davanti a loro c’erano Inter, Fiorentina e Napoli; Higuain aveva già segnato 14 volte, ma per Sarri, Dybala 9. Il miglior realizzatore della Roma era Pjanic con 7 – Gervinho ne contava 6. Sembra passata una vita, sono trascorsi soltanto dodici mesi: nel frattempo 21 gol pesanti, quelli di Higuaìn e Pjanic, si sono trasferiti a Torino.

La strategia della Juve è stata precisa e perfida: ottenere il doppio obiettivo, rinforzarsi indebolendo la concorrenza diretta. Ha avuto ragione, per ora, anche se c’è gente che trascorre il tempo facendo le pulci al gioco di Allegri che da agosto a oggi ha presentato venti differenti formazioni e almeno cinque variazioni tattiche.

Questa Juve è più capace di mutare a seconda del momento e dei contesti, addirittura più essenziale e cazzuta delle precedenti: col rientro di Marchisio e l’impiego di Sturaro ha recuperato dinamismo e muscoli in mezzo, inoltre può ritenersi soddisfatta della crescita di Rugani: Pjanic è diventato quel qualcosa in più che doveva essere, Dybala, altra categoria, è lo scambiatore di calore di un motore rodato.

La Roma ipotizzata l’estate scorsa non l’abbiamo ancora potuta vedere: penso a Vermaelen, a Mario Rui, a Florenzi, a tutti e tre insieme per una nuova solidità difensiva. Ma l’affermazione di Dzeko, la personalità e il miglioramento (atletico) di Nainggolan e Strootman e i lampi di Salah, al momento assente, hanno consentito a Spalletti di non perdere quota, anzi.

Juve-Roma alla diciassettesima può essere ancora considerata una sfida scudetto ed è una bella cosa per un campionato che sembrava nato morto.

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